La Scala di Milano riporta sul palcoscenico l’Anello del Nibelungo di Wagner dopo un decennio

La Scala di Milano riporta in scena la tetralogia di Wagner, “L’Anello del Nibelungo”, con regia di David McVicar e direzione musicale di Simone Young e Alexander Soddy, dal 28 ottobre 2023.
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La Scala di Milano riporta sul palcoscenico l'Anello del Nibelungo di Wagner dopo un decennio - (Credit: www.ansa.it)

Milano si prepara a ospitare un evento straordinario per gli amanti della musica classica e dell’opera: dopo dieci anni di assenza, la prestigiosa Scala di Milano riporterà in scena la tetralogia di Richard Wagner, L’Anello del Nibelungo. La produzione sarà affidata alla regia di David McVicar e, dopo il forfait del maestro Christian Thielemann, al doppio incarico di Simone Young e Alexander Soddy. Il debutto di L’oro del Reno è fissato per il 28 ottobre, dando il via a un ciclo che si protrarrà fino alla stagione operistica 2026/2027 con la rappresentazione del Crepuscolo degli dei.

La direzione musicale della nuova produzione

Nella nuova produzione dell’Anello del Nibelungo, la Scala ha scelto di avvalersi di un esclusivo duo di direttori d’orchestra. Simone Young si occuperà delle prime tre opere della tetralogia, mentre Alexander Soddy guiderà le ultime tre. Questo approccio potrebbe apportare una freschezza interpretativa ai diversi capolavori di Wagner, ognuno con una propria identità musicale e testuale. Young è già conosciuta per la sua esperienza con il repertorio wagneriano, avendo recentemente diretto il Ring a Bayreuth.

Attualmente, solo L’oro del Reno ha ricevuto un affidamento ufficiale, ma è previsto che i due direttori continuino la loro collaborazione anche con Sigfrido e Valchiria. Il progetto artistico di McVicar, che ha già rivestito un ruolo significativo nella rappresentazione dell’Anello in passato, prevede una visione complessiva della tetralogia. Le première si preannunciano come momenti di grandissima intensità, con l’orchestra della Scala che sta lavorando per ricreare un suono che rievoca l’acustica caratteristica della buca di Bayreuth, nota per la sua purezza e per l’armonia tra cantante e orchestra.

La visione di David McVicar

David McVicar ha definito il primo atto come una “tabula rasa”, un punto di partenza che si arricchirà nel corso delle rappresentazioni successive. Le scenografie, ideate dallo stesso regista in collaborazione con l’artista Hannah Postlethwaite, promettono di offrire uno spazio visivo astratto e suggestivo, mentre i costumi, curati da Emma Kingsbury, contribuiranno a creare un’atmosfera magica per il pubblico. McVicar ha descritto L’oro del Reno come la “commedia barocca” da cui si svilupperà la tragedia delle operazioni successive, sottolineando l’importanza di questo primo capitolo nell’architettura complessiva dell’Anello.

Il regista ha anche notato come Wagner abbia progettato i quattro titoli per integrarsi e intersecarsi, nonostante le loro differenze. Questa struttura narrativa si pone come una riflessione sui temi centrali dell’umanità, soprattutto riguardo il capitale e la dominanza dell’oro nella società contemporanea. McVicar ha paragonato il mito wagneriano a un “peccato originale” che persiste e si manifesta nelle attuali dinamiche economiche e sociali.

Riflessioni sul messaggio di Wagner

Un aspetto centrale della produzione è legato alle implicazioni sociali e ambientali che il lavoro di Wagner continua a sollevare. McVicar ha sottolineato l’importanza di interrogarsi sulle conseguenze del nostro comportamento verso l’ambiente e il clima, temi che si intrecciano con la narrativa della tetralogia. Secondo il regista, la musica di Wagner funge da specchio della realtà attuale, in cui gli ascoltatori possono riconoscere le problematiche contemporanee.

L’approccio di McVicar non è di certo didattico, ma invita il pubblico a riflettere sul significato delle opere attraverso il filtro delle esperienze e dei cambiamenti in corso nel mondo odierno. È da questa prospettiva che nascono letture sempre nuove di un’opera che già di per sé presenta una complessità intrinseca. La rappresentazione del Crepuscolo degli dei come epilogo tragico dovrebbe invitare a una profonda introspezione riguardo il futuro dell’umanità stessa.

I cantanti e le prove

In vista di questa nuova produzione, i cantanti sono stati scelti per garantire la continuità lungo il corso dell’intero ciclo, portando livelli di bravura e professionalità elevati. Tra i protagonisti spicca la figura di Michael Volle nel ruolo di Wotan, accompagnato da Wolfgang Ablinger-Sperrhacke, Okka von der Damerau, Jongmin Park e Olafur Sigurdarson. La partecipazione di questi cantanti non è solo una scelta artistica, ma un elemento cruciale nella creazione di un legame forte tra le opere che compongono la tetralogia.

Prima del debutto ufficiale prevista il 25 ottobre, la Scala organizzerà un incontro di studio intitolato “Il Ring alla Scala”, che avrà come protagonisti David McVicar e Raffaele Mellace. Attraverso questo dialogo, sarà possibile approfondire ulteriormente le dinamiche artistiche legate all’Anello del Nibelungo, contribuendo a creare un contesto di risonanza culturale attorno a un’opera già di per sé significativa. L’opera di apertura, L’oro del Reno, sarà poi trasmessa in diretta su LaScalaTv il 3 novembre, permettendo a un pubblico più ampio di assistere a questa ambiziosa produzione.

Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina

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