Le vicende legate a reati di violenza sessuale non solo colpiscono le vittime, ma incidono profondamente anche sulle famiglie degli autori. Recentemente, alcuni media hanno intervistato le mamme di tre ragazzi coinvolti in un caso di stupro di gruppo avvenuto a Palermo. Le testimonianze rivelano dinamiche familiari complesse, preoccupazioni per il futuro dei loro figli e un chiaro rifiuto di accettare l’etichetta di “mostri” per i loro ragazzi.
Il contesto dell’accaduto
L’episodio in questione ha avuto luogo nell’estate scorsa in un cantiere abbandonato del Foro Italico di Palermo, dove sette giovani sono stati condannati per stupro ai danni di una ragazza di diciannove anni. La notizia ha avuto forte eco, generando indignazione e una reazione accesa nel dibattito pubblico. Le mamme dei condannati, pur denunciando il comportamento dei loro figli, esprimono l’idea che non ci sia stata una violenza sessuale vera e propria, bensì una serie di scelte inopportune da parte dei ragazzi.
Le mamme hanno dichiarato che sia in strada che sui social hanno dovuto affrontare insulti e denigrazioni, con un linguaggio che ha ferito profondamente il loro onore e la loro dignità. Descrivono lo stato d’animo dei loro figli che, da quando sono in carcere, mostrano segni di stress e depressione. Le madri, in modo preoccupato, notano che i loro ragazzi appaiono “spenti” e ansiosi, un chiaro riflesso della gravità della situazione in cui si trovano a far fronte.
In merito alla richiesta di assistenza per affrontare tematiche legate ai comportamenti violenti, le mamme hanno segnalato la difficoltà di trovare supporto, evidenziando che nessuna associazione ha accettato di seguirli. Questo ulteriore timore amplifica la pressione su un contesto già difficile e complesso.
Le parole di Loredana Mamone
Una delle madri, Loredana Mamone, madre di Gabriele, ha espresso chiaramente la sua posizione. Riconosce l’errore di suo figlio, sottolineando però che una violenza sessuale non ci sia stata. Loredana parla della sua educazione e dell’importanza di far capire ai giovani i limiti e i confini del comportamento. “Non si doveva unire a questo gruppo,” afferma con determinazione.
Il momento in cui ha appreso della condanna del figlio è stato devastante. I carabinieri, con una notizia che pesava come un macigno, le hanno comunicato che suo figlio era coinvolto in un’azione delittuosa. Le emozioni contrastanti l’hanno accompagnata nel corso degli eventi e le hanno fatto cambiare visione nel tempo: “Man mano che i dettagli emergevano, ho compreso che non era uno stupro,” ha spiegato. Un percorso di accettazione complicato, fra dolore e confusione.
La visione di Francesca Mortillaro
Francesca Mortillaro, madre di Christian, descrive suo figlio come un giovane solare e laborioso che aveva una vita normale, impegnato nel lavoro. Racconta della sua relazione sentimentale attuale, evidenziando come la fidanzata di Christian non abbia mai messo in dubbio la sua innocenza, differente dalla posizione della madre, che ha inizialmente avuto dei dubbi.
Christian ha cercato di spiegare alla madre di aver agito in un contesto non chiaro, assicurandole che la ragazza era consenziente e che non la conosceva. Durante il processo, il giovane ha mostrato segni di colpa per essersi trovato coinvolto e per aver vissuto una vicenda così complessa. Sua madre racconta di un momento particularmente toccante in cui il ragazzo le ha giurato di non essere stato il responsabile di una violenza.
Le parole del padre di Christian al momento dell’arresto sono state dure e decisive: “Dimentica la mia faccia se le cose stanno come racconta questa ragazza.” Frasi che evidenziano la fragilità del tessuto familiare colpito da eventi di tale gravità.
Il racconto di Ornella Valenti
Infine, Ornella Valenti, madre di Angelo, ha posto l’accento sul fatto che suo figlio non ha partecipato attivamente alla violenza, limitandosi a filmare l’accaduto. “Angelo conosceva la ragazza e con lei aveva avuto rapporti consenzienti,” ha sostenuto, chiarendo che il giovane aveva già instaurato una relazione con la giovane prima dell’episodio incriminato.
Significativo è il fatto che Angelo ha immediatamente informato i carabinieri del video, prendendo una posizione di responsabilità nell’intera faccenda. Tuttavia, Ornella ammette che questo gesto non giustifica completamente il comportamento di suo figlio, rimanendo ferma sulla necessità di pagare per gli atti, ma sottolineando che il giovane ha dovuto affrontare una sorveglianza e un giudizio severo.
In questa situazione delicata, il dolore e la confusione regnano non solo tra le famiglie delle vittime, ma anche tra quelle degli accusati, evidenziando l’impatto devastante che tali eventi possono avere su tutti i soggetti coinvolti.
Ultimo aggiornamento il 19 Novembre 2024 da Sara Gatti