Naufragio della London Valour: una tragedia marittima a Genova che ricorda il disastro in Sicilia

Il naufragio della London Valour del 10 aprile 1970 a Genova ha causato la morte di venti persone, evidenziando gravi errori umani e mancanze nella gestione delle emergenze marittime.
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Naufragio della London Valour: una tragedia marittima a Genova che ricorda il disastro in Sicilia - Gaeta.it

Il naufragio della London Valour avvenuto il 10 aprile 1970 è uno dei capitoli più bui della storia marina italiana. In questo tragico evento, venti persone hanno perso la vita a causa di una serie di errori umani e malfunzionamenti, segnando una differenza significativa rispetto ad altri disastri recenti, tra cui quello del super yacht Bayesian in Sicilia. La calamità di Genova ha mostrato la fragilità delle operazioni marittime e la disorganizzazione dell’equipaggio di fronte alle avversità climatiche.

La cronaca del naufragio

Il 10 aprile 1970, il porto di Genova è stato testimone di un dramma marittimo che ha coinvolto la London Valour, una nave cisterna di 15.875 tonnellate, in navigazione verso Savona con a bordo un equipaggio di 58 persone tra cui 17 ufficiali inglesi e molti marittimi indiani e pakistani. La nave, in attesa di un ormeggio al molo dell’Italsider, rimase ancorata a circa un miglio dalla costa, esposta alle insidie del mare. Nei due giorni precedenti al naufragio, il meteo era stato favorevole, ma all’improvviso il tempo cambiò drasticamente con l’arrivo di una burrasca.

Alle ore 0:30 di Greenwich, venne lanciato un primo avviso di burrasca. Nonostante ciò, l’equipaggio non pareva in grado di muoversi prontamente: il motore della London Valour, azionato a turbina, richiedeva tempo per attivarsi; un’apparente negligenza nella comunicazione e nelle misure di sicurezza ha contribuito al disastro. Non si trovano registrazioni del marconista e non è chiaro se ci fosse qualcuno in guarda alla radio, lasciando la nave senza un fondamentale punto di collegamento. Un altro bollettino del giorno successivo sottolineò il maltempo persistente, ma a bordo la situazione rimaneva sotto controllo, fino a quando il mare non si fece insidioso.

L’ancora della nave venne scalzata dalla potenza delle onde, causa della deriva verso la scogliera frangiflutti della diga foranea. L’affondamento della London Valour si compì sotto gli occhi di decine di migliaia di persone accorse lungo la costa, impotenti a fermare ciò che si svolgeva davanti a loro. La nave, travolta dalla forza del mare, si arenò provocando a poco a poco la perdita di vite umane.

Le vittime e il dramma umano

Dopo il naufragio, il bilancio delle vittime è stato drammatico: venti persone hanno perso la vita, tra cui sei ufficiali inglesi, dodici marinai indiani e pakistani, nonché due donne, mogli dei membri dell’equipaggio, che avevano raggiunto i mariti solo poche settimane prima a Savona. Tra le vittime, spiccavano nomi noti come il comandante Davis Muir e il marconista Edward Hill.

La loro presenza sulla nave rifletteva non solo il dramma personale di mariti e mogli, ma anche la complessità della schiera di lavoratori del mare: da una parte, i marittimi locali, dall’altra, un equipaggio internazionale, espressione di un’industria fortemente globalizzata. Alcuni di questi marinai erano stati reclutati a bassi salari, in circostanze di precarietà lavorativa.

Le testimonianze raccolte dai soccorritori e dai presenti alla scena confermano il panico e la confusione a bordo. Le operazioni di salvataggio furono impedite dalla mancanza di preparazione e dalla paura dilagante tra l’equipaggio. Molti marinai si lanciarono in mare, cercando disperatamente di salvarsi, mentre le donne, colpite dalla furia del mare, vissero una fine tragica e ingloriosa.

Cause del naufragio e responsabilità

L’analisi delle cause del naufragio della London Valour non riguardò solamente l’ingerenza del maltempo, ma mise in luce fondamentali mancanze operative e di gestione. A bordo si respirava una preoccupante atmosfera di disorganizzazione e non conformità alle normative di sicurezza. Le voci di un equipaggio incapace di gestire le emergenze fecero emergere la questione dell’addestramento e della preparazione del personale.

Le condizioni di lavoro e la scelta dell’equipaggio giocarono un ruolo cruciale. L’equipaggio, composto rispettivamente da nazionalità diverse, mostrò alcuni individui nel panico che non sapevano nuotare, aggravando ulteriormente le possibilità di salvataggio. Il comando del porto e i soccorritori parteciparono a tentativi disperati di inviare rimorchiatori per stabilizzare la nave; tuttavia, sulla London Valour, sembrava esserci la mancanza di una strategia di evacuazione chiara e solidamente organizzata.

Le dinamiche di potere a bordo non hanno fornito la leadership necessaria. Momenti cruciali del naufragio, come l’informare correttamente l’intero equipaggio dei pericoli imminenti, non sono stati adeguatamente affrontati. Ciò ha portato a un disastro che, sebbene avvenuto nel lontano 1970, continua a suscitare interrogativi circa la sicurezza in mare e la gestione delle emergenze tra le navi commerciali.

Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2024 da Laura Rossi

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