Un cambiamento significativo nel sistema penitenziario italiano potrebbe introdurre l’uso di tablet con accesso a Internet per i detenuti, una proposta avanzata dalle Camere Penali Internazionali. Quest’iniziativa, che mira a promuovere la rieducazione e il reinserimento sociale dei condannati, sarà presentata il 14 novembre in occasione dell’incontro ‘Verso gli Stati Generali della Sicurezza 2025’ alla Camera dei Deputati. L’obiettivo è quello di garantire a tutti la possibilità di accedere all’istruzione e alle competenze necessarie per una reintegrazione positiva nella società.
Il diritto di accesso alla rete
Le Camere Penali Internazionali sostengono che l’accesso a Internet rappresenta un diritto fondamentale che tutti, compresi i detenuti, dovrebbero avere. Secondo Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale, il tablet non deve essere visto come un semplice strumento di intrattenimento, ma come un mezzo che permette ai detenuti di mantenere un collegamento con il mondo esterno e di accrescere le loro capacità personali e professionali. Gli strumenti digitali, quindi, potrebbero diventare parte integrante del processo di riabilitazione, consentendo agli individui di costruire un futuro migliore.
Per garantire che i dispositivi vengano utilizzati solo per scopi educativi, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dovrà approvare i contenuti accessibili. Tra le risorse previste ci saranno materiali didattici, corsi professionali e programmi di apprendimento linguistico. L’intento è di trasformare il carcere in un luogo di opportunità, invece di una pura penalità. Alcuni però avvertono che il sistema di accesso dovrà essere meticolosamente progettato per prevenire qualsiasi abuso, mantenendo un monitoraggio rigoroso delle attività online.
Innovazione nella riforma penale
Una novità della proposta è l’introduzione di incentivi basati sui progressi educativi dei detenuti. Attraverso un sistema di punteggio, i condannati che dimostrano impegno negli studi e nelle attività formative avrebbero la possibilità di accedere a riduzioni di pena. Questo approccio non solo incoraggia un comportamento positivo all’interno delle carceri, ma sostiene anche l’idea che l’istruzione e la preparazione al lavoro possano ridurre la recidiva e facilitare il reinserimento nella comunità dopo il termine della pena.
Tirelli sottolinea l’importanza di rimuovere l’isolamento dei detenuti dalla società. Il tentativo di costruire una “società più giusta ed inclusiva” passa anche attraverso l’assegnazione di strumenti che consentano ai detenuti di essere parte attiva della loro riabilitazione. Con una maggiore disponibilità di risorse educative, l’idea è che i detenuti possano riacquisire fiducia in se stessi e affrontare il futuro in modo più preparato.
Le reazioni della comunità penitenziaria
Le opinioni sull’idea di dotare i detenuti di tablet con accesso a Internet sono contrastanti. Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria , esprime netta preoccupazione. Secondo lui, la possibilità di accesso a mezzi di comunicazione così potenti potrebbe risultare pericolosa, portando a situazioni in cui i detenuti riescano a orchestrare attività illecite dall’interno. Capece avverte che gestire la sicurezza e il monitoraggio di tali strumenti all’interno delle carceri potrebbe rappresentare una sfida difficile per gli agenti penitenziari.
Al contrario, Alessio Scandurra dell’Associazione Antigone vede nella proposta un’opportunità per modernizzare il sistema carcerario. Scandurra sottolinea che non si può ignorare il fatto che il carcere dovrebbe essere un luogo dove i diritti dei detenuti, compreso l’accesso alla rete, siano rispettati. Egli sostiene che le attuali norme non hanno reso possibile l’integrazione della tecnologia al servizio della giustizia, lasciando i detenuti in una condizione di isolamento rispetto ai progressi della società moderna. La proposta di utilizzare tablet si collegerebbe, secondo lui, a una necessaria evoluzione verso un sistema penale che consideri l’educazione e la connessione come strumenti fondamentali per ridurre il tasso di recidiva.
Il dibattito è aperto e le risposte a questa proposta segneranno le prossime tappe nell’evoluzione del sistema penitenziario italiano, un argomento delicato che tocca vari aspetti dei diritti umani e della giustizia sociale.
Ultimo aggiornamento il 8 Novembre 2024 da Sara Gatti