La visita del primo ministro armeno Nikol Pashinyan al Vaticano ha avuto luogo il 18 novembre presso il Palazzo Apostolico. Durante questo incontro, Pashinyan ha avuto l’opportunità di incontrare Papa Francesco, dando vita a una conversazione che si è estesa per circa mezz’ora. L’udienza ha rappresentato non solo un’importante occasione diplomatica ma anche un momento di scambio culturale attraverso doni carichi di significato spirituale.
L’incontro tra Pashinyan e Papa Francesco
Nell’atrio del Palazzo Apostolico, Pashinyan è stato accolto dal Papa per un incontro riservato, in cui i due leader hanno discusso di temi rilevanti per le rispettive nazioni. Durante la conversazione, durata dalle 8.55 alle 9.25, sono emersi argomenti legati alla cooperazione tra Armenia e Santa Sede, con particolare attenzione ai valori condivisi della pace e del rispetto per l’ambiente, sempre al centro delle riflessioni del Pontefice. A seguito del colloquio, Pashinyan ha donato al Papa un’opera di notevole valore simbolico, il “Libro delle Lamentazioni” di San Gregorio di Narek. Questo testo, profondamente venerato tanto dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa apostolica armena, è considerato un documento fondamentale della spiritualità armena e rappresenta un omaggio significativo all’identità culturale del Paese.
Scambi di doni simbolici
Al termine della riunione, il momento dello scambio di doni ha avuto un’importanza rilevante. Pashinyan ha presentato a Papa Francesco il “Libro delle Lamentazioni“, che si distingue per la sua preziosa copertina lavorata a mano in oro, creata da artigiani orafi armeni. Questo gesto non solo testimonia il rispetto per la tradizione culturale ma sottolinea anche i legami storici tra il governo armeno e la Chiesa cattolica. Dall’altro lato, Papa Francesco ha ricambiato la gentilezza offrendo al premier armeno alcuni volumi contenenti documenti papali e il Messaggio per la Pace del 2024, oltre a una scultura intitolata “Tenerezza e Amore“.
La scultura “Tenerezza e Amore”
La scultura donata da Papa Francesco rappresenta San Francesco d’Assisi, noto per il suo impegno a favore della pace e per il rispetto della natura. Accanto a lui, l’opera ritrae un mondo in pericolo a causa dell’inquinamento, un tema di grande attualità. Realizzata con la tecnica di ingobbio, l’opera ha una finitura liscia e levigata, simile a quella del cuoio, esaltata da una patina a cera. Questo omaggio artistico raccoglie l’eredità dei messaggi del Pontefice, in particolare le parole pronunciate durante la sua omelia di inizio pontificato il 19 marzo 2013, in cui invitava a custodire il creato e a guardare l’umanità con tenerezza. L’opera diventa pertanto un simbolo di custodia e responsabilità nei confronti del pianeta, un messaggio universale che si rivolge a tutti i popoli.
L’udienza fra Pashinyan e Papa Francesco non si è limitata alla formalità diplomatica, ma ha permesso di approfondire legami storici e culturali fra Armenia e Vaticano, sottolineando la necessità di una risposta condivisa alle sfide globali attuali.
Ultimo aggiornamento il 18 Novembre 2024 da Donatella Ercolano