Il 15 novembre ha visto Roma trasformarsi in un palcoscenico di protesta, con studenti, collettivi autonomi e personale scolastico che hanno preso parte a una mobilitazione che ha suscitato attenzione e dibattito. Le ragioni principali di questo sciopero riguardano la riforma dell’istruzione, le problematiche legate al ddl sicurezza e le questioni internazionali relative al conflitto in Palestina. Durante la giornata non sono mancati momenti di tensione, segnati da manifestazioni e prese di posizione politiche.
La protesta studentesca: il rifiuto della “scuola del merito”
La marcia ha avuto inizio presso Piazzale della Piramide, dove una studentessa, utilizzando un megafono, ha espresso il malcontento diffuso tra i giovani. Secondo il suo discorso, il modello della “scuola del merito” crea una divisione tra studenti, generando disuguaglianze e alimentando un sistema di classi sociali. I giovani manifestanti hanno denunciato come questa situazione comprometta le loro aspettative future, descrivendo quella del merito come una struttura che favorisce gli studenti di “serie A” a discapito di quelli di “serie B”.
Durante il corteo, slogan come “Free Free Palestine”, e critiche rivolte al governo della Premier Meloni e ai ministri Valditara e Bernini hanno riecheggiato nelle strade di Roma. I manifestanti hanno richiamato l’attenzione sulle pessime condizioni delle scuole italiane, esponendo striscioni provocatori che recitavano “Ministero della guerra”. Nella cornice di tensione che ha caratterizzato la manifestazione, le richieste di riforma sono state accompagnate da invettive dirette contro le istituzioni e i loro rappresentanti.
Tensioni con le forze dell’ordine durante la manifestazione
Il clima di protesta non è stato privo di conflitti, con momenti di tensione avvenuti tra studenti e forze dell’ordine. Cinque studenti, travisati da foulard rossi, hanno creato una scena forte e simbolica, schierandosi di fronte al reparto antisommossa. Con le braccia tese verso l’alto e delle manette ai polsi, hanno attirato l’attenzione su un messaggio di denuncia e disobbedienza civile, mentre vernice rossa veniva lanciata durante il passaggio del corteo.
Al termine di Ponte Sublicio, questi giovani hanno indossato cartelli che recitavano frasi come “arrestateci/e tutti/e” e “stop repressione subito”, portando in primo piano le loro richieste di libertà e giustizia. Un momento particolarmente toccante è stato dedicato a Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio, rappresentato attraverso simboli di protesta. La sirena dei megafoni e i mazzi di chiavi sollevati in aria hanno creato un’atmosfera di lotta contro la violenza di genere, sottolineando l’impegno degli studenti su più fronti.
Reazioni politiche e accuse alle manifestazioni
Le manifestazioni non sono passate inosservate, attirando reazioni politiche e accuse. Il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, ha definito le manifestazioni come “gravissime”, esprimendo preoccupazione per i cori contro il ministro Valditara. Secondo Crippa, questi gesti rappresentano atti intimidatori che minano il dialogo democratico e la libertà di espressione.
Nel frattempo, di fronte al Ministero dell’Università e della Ricerca, attivisti di Cambiare Rotta e Osa hanno esposto striscioni contenenti le immagini della Premier Meloni e dei ministri Valditara e Bernini, coperte con impronte rosse. Questo gesto simbolico intendeva rappresentare “le mani sporche di sangue”, attribuendo responsabilità al governo italiano per il conflitto in Palestina. Le manifestazioni hanno sollevato un dibattito su come la politica e i diritti sociali siano interconnessi.
Sciopero del personale scolastico: le rivendicazioni dei docenti
Accanto agli studenti, anche il personale educativo e ATA ha mostrato la propria adesione alle proteste con uno sciopero indetto dall’Anief. Le rivendicazioni si concentrano su diverse problematiche, tra cui l’abuso dei contratti a termine, l’adeguamento dell’età pensionabile e il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria. I docenti hanno previsto un presidio di protesta presso il Ministero dell’Istruzione, evidenziando il malcontento all’interno del mondo scolastico.
Queste manifestazioni sono una risposta alle difficoltà lavorative e alle condizioni di lavoro che molti docenti affrontano quotidianamente. Le richieste mirano a ottenere riconoscimenti e garantire maggiore dignità professionale, elementi fondamentali per la qualità dell’istruzione in Italia. La giornata è stata segnata da una mobilitazione che ha riunito diverse anime della società civile, ponendo al centro del dibattito le tematiche educative e sociali.
Ultimo aggiornamento il 15 Novembre 2024 da Elisabetta Cina