Un episodio controverso ha suscitato forti reazioni in Veneto, dove un hotel di Selva di Cadore ha rifiutato la prenotazione da parte di un gruppo di turisti israeliani. L’albergatore, secondo un messaggio pubblicato dalla Comunità Ebraica di Milano, ha giustificato la sua decisione con affermazioni gravi, definendoli responsabili di genocidio. Un fatto che ha scatenato una serie di reazioni da parte delle autorità locali e di diversi esponenti politici, sollevando interrogativi sull’accoglienza e l’ospitalità nella regione.
L’episodio contestato e la reazione della Comunità Ebraica
Inizio novembre, un gruppo di turisti israeliani decide di prenotare un soggiorno nelle affascinanti Dolomiti. Ma le cose prendono una piega inaspettata. L’hotel in provincia di Belluno risponde alla richiesta di prenotazione con una dichiarazione che ha immediatamente suscitato indignazione. Le parole usate dall’albergatore, secondo cui i turisti non erano “ben accetti” a causa della loro nazionalità e del contesto geopolitico attuale, sono state riportate in un post pubblicato dalla Comunità Ebraica di Milano. Essa ha definito questi atteggiamenti come una “discriminazione palese”, sottolineando che episodi simili si sono già verificati in Italia dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas. Queste dichiarazioni hanno acceso il dibattito sull’antisemitismo in Italia e sulla responsabilità degli albergatori.
L’episodio ha messo in luce il delicato equilibrio tra una posizione politica e il dovere di offrire ospitalità. Infatti, l’atto di rifiutare l’accoglienza a un’intera nazionalità potrebbe essere visto come una violazione di quei principi di accoglienza che caratterizzano storicamente il settore turistico italiano e, in particolare, veneto.
Le reazioni alla notizia sono arrivate rapidamente, con molti esponenti pubblici che hanno manifestato il loro dissenso riguardo tali affermazioni. La necessità di garantire un ambiente di rispetto e inclusione è emersa come un tema centrale nella risposta delle istituzioni.
Le dichiarazioni del governatore Luca Zaia
La notizia ha destato una notevole preoccupazione anche tra i vertici politici veneti. Luca Zaia, governatore della regione, ha espresso il suo disappunto e la sua sorpresa in merito alla situazione, suggerendo che, se la notizia fosse confermata, rappresenterebbe un fatto di “estrema gravità”. Zaia ha inoltre sottolineato l’importanza per il Veneto di mantenere le porte aperte a tutti, evidenziando che il suo modello di ospitalità è sempre stato caratterizzato da inclusione e rispetto delle diversità.
Nel suo intervento, Zaia ha richiamato alla memoria la storia della Repubblica Veneta, un periodo in cui le comunità diverse coesistevano. Ha affermato che la regione si è sempre distinta per l’apertura verso il mondo e per la capacità di accogliere vari gruppi etnici e culturali, incluso il popolo ebraico. Le sue parole rispondono a un bisogno di riaffermare i valori di accoglienza e tolleranza nel contesto attuale, rispetto a fenomeni che rischiano di danneggiare la reputazione turistica della regione.
L’accento posto sull’inclusività ben rappresenta la volontà di combattere ogni forma di discriminazione e di riaffermare che il Veneto non si riconosce in simili gesti di intolleranza, auspicando piuttosto un dialogo aperto e costruttivo tra i popoli.
La posizione del Consiglio regionale e del Partito Democratico
Roberto Ciambetti, presidente del Consiglio regionale del Veneto, ha ulteriormente chiarito la sua posizione, dichiarando che non bisogna confondere il popolo israeliano con le azioni dei suoi governanti. Secondo Ciambetti, l’episodio evidenzia un erroneo atteggiamento che non riflette la vera ospitalità veneta. Il suo discorso ha messo in evidenza l’importanza di considerare ogni individuo al di là delle scelte politiche delle nazioni.
Ciambetti ha richiamato a una memoria storica, ricordando l’incontro con Shimon Peres, ex presidente israeliano noto per il suo impegno nella pace. La sua affermazione che “dobbiamo lavorare per un obiettivo di pace” ha risuonato nei dibattiti pubblici, come richiamo all’importanza di un approccio costruttivo piuttosto che di ostilità verso i turisti.
Andrea Martella, segretario del Partito Democratico Veneto, ha condannato l’episodio, definendolo un chiaro atto di razzismo. Le dichiarazioni di Martella hanno aggiunto ulteriore peso alla discussione sull’antisemitismo, evidenziando come il rifiuto di ospitalità, basato unicamente su nazionalità o su azioni politiche, sia completamente inaccettabile. Il suo richiamo all’accoglienza, tipica delle Dolomiti e del Veneto, ha cercato di ripristinare l’immagine di una regione aperta e inclusiva.
Le posizioni degli esponenti politici rispecchiano una volontà collettiva di non tollerare simili episodi, riaffermando un impegno costante verso valori di rispetto e accoglienza nel contesto di sfide geopolitiche complesse.
Ultimo aggiornamento il 14 Novembre 2024 da Donatella Ercolano