Le recenti rivelazioni emerse dall’inchiesta condotta dai carabinieri del Ros di Roma e dalla Procura di Salerno stanno facendo luce su un inquietante intreccio tra narcotraffico e complicità mafiosa legato all’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco e pescatore di Pollica. Secondo le informazioni raccolte, sarebbe emersa l’esistenza di una rete di traffico di sostanze stupefacenti lungo la rotta Acciaroli-Napoli, che l’ex primo cittadino stava cercando di smascherare prima di essere ucciso. Le indagini hanno condotto all’arresto di quattro persone, compreso un colonnello dei Carabinieri, accusate di omicidio volontario aggravato da finalità mafiose.
Il ruolo centrale di Angelo Vassallo nel contrasto alla droga
Angelo Vassallo, conosciuto per il suo impegno nella sua comunità, aveva già manifestato preoccupazioni riguardo a presunti traffici di droga attivi nella zona. Le sue segnalazioni alle autorità affinché venissero svolti controlli più severi evidenziano la sua determinazione nel combattere la criminalità. Tuttavia, le sue indagini lo hanno esposto a un grande pericolo, culminato nel tragico assalto che lo ha privato della vita nel settembre 2010. L’omicidio ha sollevato un velo di mistero e paura nella comunità, spingendo i residenti ad avere paura di esprimere le proprie preoccupazioni.
Le indagini sul suo omicidio hanno rivelato collegamenti inquietanti tra le modalità di traffico di sostanze stupefacenti e la corruzione all’interno delle istituzioni. Vassallo avrebbe scoperto l’uso strumentale di pentiti del mondo della mafia per mascherare operazioni illecite, rendendo necessaria una maggiore attenzione da parte delle forze dell’ordine e della giustizia per mantenere l’ordine pubblico e proteggere i cittadini.
Dettagli scioccanti dalle dichiarazioni degli indagati
Nel corso dell’inchiesta, l’agente immobiliare Pierluca Cillo ha rivelato delle informazioni chiave a Francesco Avallone, ex fidanzato della figlia di Vassallo. Cillo ha ammesso che presso il sito della torre normanna del Caleo si trovava una base per lo stoccaggio di droga, gestita da figure legate al colonnello Fabio Cagnazzo e da due imprenditori locali. Secondo Cillo, i pentiti erano utilizzati per coprire le operazioni di traffico di sostanze stupefacenti, un’informazione che ha sollevato interrogativi sulla natura delle collaborazioni tra criminalità organizzata e autorità.
Questa rivelazione ha portato a ulteriori domande sull’integrità delle forze dell’ordine e sul possibile coinvolgimento di alti ufficiali. Avallone ha riportato che Cagnazzo riceveva supporto e coperture da figure di spicco, come il proprio padre e un generale di nome Pisani, suggerendo un sistema di protezione complesso che permette la perpetuazione di attività illecite nel Cilento.
Il coinvolgimento della famiglia Vassallo e la testimonianza di Giuseppina
Le testimonianze della figlia di Angelo Vassallo, Giuseppina, hanno ulteriormente chiarito il quadro di intrighi e complicità. La donna ha riferito che Cillo era a conoscenza di un deposito di stupefacenti in un garage vicino al mare, dove Cagnazzo aveva stoccato la droga. Questa informazione ha destato l’interesse della Procura e ha alimentato le già nutrite indagini sull’omicidio.
Le informazioni sull’uso della droga da parte dei familiari dei collaboratori di giustizia ospitati a Acciaroli rivelano un livello di sconvolgente connivenza tra la criminalità e la gestione delle protezioni. Queste rivelazioni dimostrano come il traffico di droga fosse così penetrante da infiltrarsi nei più profondi meccanismi di protezione giudiziaria; una situazione che, se confermata, potrebbe avere ripercussioni devastanti sui sistemi di sicurezza e sulla fiducia della cittadinanza nelle istituzioni.
Le indagini continuano a svelare le complesse relazioni tra criminalità, politica e società civile, impegnando le autorità a chiarire ulteriormente il contesto in cui è avvenuto l’omicidio di Angelo Vassallo.
Ultimo aggiornamento il 8 Novembre 2024 da Marco Mintillo