A poche ore dall’annunciato sciopero nazionale fissato per il 20 novembre, la tensione tra i sindacati delle professioni mediche e sanitarie e il governo è palpabile. L’oggetto del contendere è la legge di Bilancio 2025, che le organizzazioni di categoria hanno definito come inadeguata e distante dalle reali necessità del servizio sanitario nazionale. L’indignazione si manifesta attraverso varie tematiche, tra cui l’abuso delle precettazioni in vista della manifestazione, l’introduzione di migliaia di infermieri provenienti dall’estero e le problematiche legate all’indennità di specificità. Le sigle sindacali Anaao, Cimo e Nursing Up hanno dichiarato lo sciopero, alimentando un clima di insoddisfazione diffusa.
Le contestazioni sui precetti e l’assunzione di infermieri stranieri
Uno degli aspetti più critici concerne l’abuso di precettazioni, denunciato in particolare dal sindacato Coina, all’indomani della decisione della Fondazione Gemelli di forzare la presenza di personale in settori non essenziali durante la manifestazione. Marco Ceccarelli, segretario nazionale del Coina, ha definito queste azioni «un attacco deliberato» ai diritti dei lavoratori, sottolineando come la Prefettura abbia confermato che solo i servizi di emergenza devono rimanere operativi. Questo elemento ha sollevato preoccupazioni circa la libertà di sciopero e i diritti dei lavoratori del settore sanitario.
Parallelamente, il settore si trova a fronteggiare la questione dell’assunzione di infermieri stranieri. L’arrivo di personale proveniente da altri paesi è visto come una «misura tampone» che non affronta le problematiche strutturali che spingono molti professionisti italiani ad abbandonare il campo. Gli infermieri di Nursing Up hanno evidenziato che migliaia di colleghi italiani sarebbero pronti a rientrare se le condizioni contrattuali offrissero dignità e stabilità. Le domande sul perché delle assunzioni posticipate al 2026 rimangono aperte, e il discontento cresce in assenza di risposte concrete.
Le indennità e il malcontento tra i professionisti medici
Un ulteriore tema di frizione è rappresentato dall’aumento delle indennità di specificità medica, previsto dalla manovra. Le somme, che ammontano a 17 euro per i medici e 14 per i dirigenti nel 2025, si configurano come insufficienti rispetto alle crescenti esigenze del settore. Gli aumenti, proposti in modo graduale, non garantiscono un reale miglioramento della situazione finanziaria dei professionisti, in particolare degli infermieri, i quali otterranno circa 7 euro nel 2025 e 80 nel 2026. L’Intersindacale dei dirigenti ha evidenziato che tali indennità dovrebbero essere corrisposte direttamente in busta paga per avere un impatto tangibile sul reddito complessivo, piuttosto che sotto forma di defiscalizzazione. La richiesta di anticipare le risorse e distribuirle in modo equo tra i dirigenti rappresenta una richiesta pressante e unanime.
Dissenso e disagio tra i liberi professionisti
Anche i medici liberi professionisti esprimono un forte malcontento, in particolare per le restrizioni alle prescrizioni di farmaci che richiedono piani terapeutici, nonché ai certificati per patologie necessarie per le esenzioni. La situazione attuale, secondo l’Associazione dei medici e odontoiatri liberi professionisti e l’Associazione flebologica italiana , ostacola la loro capacità di fornire assistenza a una clientela dalla lunga tradizione, contribuendo a creare lunghe liste di attesa. Le due associazioni hanno recentemente incontrato esponenti del Senato per portare alla luce queste problematiche e chiedere un allentamento delle limitazioni, ritenute ingiustificate e dannose per l’utenza.
Con lo sciopero imminente, il panorama sanitario si preannuncia turbolento, mentre le parti coinvolte si preparano a confrontarsi su questioni cruciali per il futuro del sistema sanitario italiano.
Ultimo aggiornamento il 19 Novembre 2024 da Sara Gatti