Un’importante operazione della Guardia di Finanza di Torre Annunziata ha portato al sequestro preventivo di beni per un valore superiore a 4,5 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice delle Indagini Preliminari del tribunale locale, a seguito di una richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti della società MATO s.r.l., specializzata nel commercio all’ingrosso di tessuti e con sede proprio a Torre Annunziata. Questo intervento si è reso necessario per contrastare un’evasione fiscale di proporzioni significative, evidenziando l’importanza delle verifiche fiscali nel contesto attuale.
La verifica fiscale e l’evasione dell’IVA
Le indagini effettuate dalle Fiamme Gialle hanno riguardato gli anni dal 2017 al 2022, durante i quali è stata scoperta una notevole evasione dell’IVA pari a 4.530.549 euro. Gli amministratori della MATO s.r.l. avrebbero adottato pratiche fraudolente per ridurre l’imposta dovuta. Attraverso la dichiarazione di costi non reali o non verificabili, l’omissione di alcune dichiarazioni e il sistematico occultamento delle registrazioni contabili, sono riusciti ad evitarne il pagamento.
Queste pratiche rappresentano un grave illecito fiscale, che non solo penalizza l’erario dello Stato, ma anche il corretto funzionamento del mercato. Infatti, l’evasione provoca una distorsione della concorrenza, danneggiando le imprese che operano nel rispetto della legge. L’approfondimento delle scritture contabili ha messo in luce anche un’ulteriore violazione, legata alla falsificazione delle comunicazioni economiche e patrimoniali della società, non documentate da alcun supporto contabile, costringendo, così, la Procura a procedere con le indagini.
Le responsabilità degli indagati
I soggetti coinvolti, tra cui il rappresentante legale e l’amministratore di fatto della MATO s.r.l., risultano indagati non solo per evasione fiscale, ma anche per “false comunicazioni sociali”, come previsto dall’articolo 2621 del codice civile italiano. La loro responsabilità si estende anche al commercialista della società, coinvolto nella gestione delle scritture contabili non veritiere.
Un aspetto particolarmente rilevante riguarda l’amministratore di fatto, accusato di “sostituzione di persona” e di “falso ideologico in atto pubblico”. Nel 2018, si sarebbe avvalso di un “prestanome” ignaro per intestare le quote societarie, utilizzando la presenza del fratello gemello del prestanome stesso per indurre in errore il notaio durante l’atto notarile di cessione. Queste azioni hanno complicato ulteriormente la situazione legale degli indagati, evidenziando la determina con cui hanno cercato di mascherare la loro condotta illecita.
Misure cautelari e beni sequestrati
In seguito a queste evidenze, il Giudice ha disposto un sequestro preventivo diretto e per equivalente, con un valore corrispondente a quanto sottratto all’Erario. La misura cautelare comprende beni e disponibilità finanziarie della società, dell’amministratore di fatto e del rappresentante legale, mentre il valore complessivo dei beni sequestrati è in fase di valutazione.
Questa operazione ha messo in luce l’efficacia delle forze dell’ordine nella lotta contro l’evasione fiscale. Se da una parte emergono casi di frode, dall’altra si concretizzano azioni mirate per tutelare la collettività e garantire la regolarità dei mercati commerciali. La Guardia di Finanza continua a vigilare su aziende che mettono in atto comportamenti scorretti, manifestando un impegno costante nella lotta alla criminalità economica.
Ultimo aggiornamento il 19 Novembre 2024 da Sofia Greco