Nell’anno che segna il decimo anniversario della morte di Serafino Valla, la sua eredità artistica viene celebrata con una mostra monografica a Reggiolo. Il Palazzo Sartoretti ospiterà dal 9 novembre al 9 febbraio l’esposizione “Serafino Valla. L’eterno ritorno in Emilia”, curata da Federica Merighi. Questo evento rappresenta non solo un tributo alla carriera di un artista che ha saputo indagare la propria interiorità, ma anche un’occasione di riscoperta dei legami con il territorio emiliano, che ha influenzato profondamente il suo lavoro.
La carriera di Serafino Valla: Un artista e la sua terra
Serafino Valla, originario di Luzzara e cresciuto a Reggiolo, ha dedicato la sua vita all’arte, esprimendo le proprie emozioni attraverso diverse forme: pittura, scultura, incisione e disegno. L’esposizione offre una retrospettiva che abbraccia opere realizzate nel corso di quasi cinquant’anni, dal 1963 al 2011, esibendo oltre sessanta lavori che rivelano il suo legame con la natura e il paesaggio emiliano.
La produzione di Valla non è solo un processo creativo, ma anche un modo di riflessione sulla vita quotidiana e sull’interazione con il mondo circostante. Le sue opere invitano gli spettatori a immergersi nei colori e nelle forme dei suoi soggetti, evocando atmosfere che racchiudono nostalgia e introspezione. Ogni creazione racconta una storia che si snoda fra i luoghi della sua infanzia e della sua vita adulta, rendendo ogni pezzo un ricordo tangibile delle esperienze vissute.
Il personaggio dell’uomo con il cappello: Simbolo di introspezione
Un elemento ricorrente nella produzione di Valla è il personaggio dell’uomo con il cappello, che compare frequentemente nei suoi dipinti. Questa figura rappresenta un viaggio interiore, un motivo fortemente simbolico che invita l’osservatore a riflettere su se stesso e sul proprio percorso nella vita. La scelta del cappello non è casuale; esso simboleggia un invito a esplorare la propria identità, un gradino verso la scoperta di anima e pensieri.
Valla, attraverso questo personaggio, mette in evidenza un aspetto cruciale: la lotta per la conoscenza personale e il rischio di rimanere prigionieri dell’ignoranza. L’artista stesso ha spesso riflettuto sulla sua essenza, affermando che “l’ignoranza è l’ultima barriera tra l’individuo e l’infinito”, spronando ognuno a intraprendere un viaggio di scoperta interiore. Ciò rende il suo lavoro non solo un’espressione di bellezza estetica, ma anche uno stimolo per una maggiore consapevolezza del sé.
Ritorno a casa: Il legame con le origini
L’emozione per il ritorno delle opere di Serafino Valla nella sua terra natale è palpabile. Giuseppina Valla, figlia dell’artista e custode delle sue opere, ha espresso il suo orgoglio nel rivivere questo momento. Sottolinea l’importanza del legame che suo padre ha sempre mantenuto con il territorio di Luzzara e Reggiolo. “Riportare ora le sue opere a ‘casa’ mi rende felice e orgogliosa”, ha dichiarato, rilevando come Valla non abbia mai dimenticato le sue radici.
Inoltre, per celebrare l’apertura della mostra, un’opera significativa, “Vangatore” , verrà donata alla collezione permanente di Palazzo Sartoretti. Questo gesto rappresenta un atto di generosità e un modo per preservare la memoria di Valla, affinché le future generazioni possano apprezzare la sua arte e il messaggio che essa veicola.
Il ritorno di Serafino Valla in Emilia segna non solo un tributo a un artista che ha influenzato il panorama culturale locale, ma costituisce anche una preziosa opportunità per scoprire e comprendere l’intensità della sua visione artistica.
Ultimo aggiornamento il 8 Novembre 2024 da Marco Mintillo