Summit del Consiglio Europeo: un nuovo corso sulle politiche migratorie e le divisioni interne

Il summit del Consiglio europeo di ottobre 2023 ha segnato un cambio di rotta nelle politiche migratorie, evidenziando un consenso verso misure più rigorose e innovative in risposta alle sfide geopolitiche.
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Summit del Consiglio Europeo: un nuovo corso sulle politiche migratorie e le divisioni interne - (Credit: www.adnkronos.com)

A ottobre 2023 si è svolto un importante summit del Consiglio europeo, caratterizzato da discussioni centrali sulle migrazioni e la guerra in Ucraina. L’assemblea, senza l’Eurosummit e con la Commissione guidata da Ursula von der Leyen ancora non completamente operativa, ha messo a fuoco un netto spostamento verso destra nei “consensus” dell’Unione Europea riguardo alle politiche migratorie. L’incontro, in programma in una sola giornata, ha visto leader europei confrontarsi su temi che restano di cruciale rilevanza, nonostante le divergenze esistenti tra i 27 Stati membri.

La transizione politica e il nuovo consenso sulle migrazioni

Il summit ha segnato un chiaro cambiamento di rotta nel trattare le questioni migratorie, che in passato erano spesso evitate nei Consigli per la loro natura divisiva. I leader hanno discusso l’adozione di misure destinate a facilitare i rimpatri di coloro che non hanno diritto di asilo in Europa, confermando che il clima politico è spostato verso posizioni più conservatrici. Questo shift è influenzato dall’avanzamento dei partiti nazionalisti in diversi paesi, ben evidenti anche nelle recenti elezioni. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha sottolineato l’importanza di avere una politica di rimpatri strutturata, avvertendo che “l’assenza di una strategia chiara potrebbe favorire l’ascesa di forze politiche più estreme.”

Questa nuova impostazione si manifesta in un crescente interesse verso “soluzioni innovative” per gestire le migrazioni, un tema che ha visto un’intensificazione delle discussioni tra un numero crescente di Stati membri. Le politiche migratorie, pertanto, non solo riflettono le tensioni interne all’Unione, ma anche una risposta strategica alle sfide poste dalla geopolitica globale.

Elaborazione di misure mirate: l’approccio olandese e le nuove proposte

Un punto focale della riunione di alto livello che ha preceduto il Consiglio ha riguardato la proposta olandese di sviluppare ‘hub‘ per richiedenti asilo in Uganda. Questa iniziativa, sebbene innovativa, ha suscitato dubbi tra alcuni membri, riguardo alla sua legalità e alla praticabilità. I leader olandesi, inclusi quelli del Partito per la Libertà , ammettono che tale strategia è una risposta diretta alle crescenti pressioni migratorie, pur non mancando di considerare i potenziali rischi legati ai diritti umani. L’idea di utilizzare territori extra-UE per gestire i richiedenti asilo, come anche la proposta danese di rimpatriare i detenuti in Kosovo, ha evidenziato l’urgenza di trovare risposte immediate a sfide complesse.

La danese Mette Frederiksen, pur essendo socialdemocratica, ha espresso la necessità di un approccio più rigoroso nella gestione della migrazione, posizionandosi in sintonia con le crescenti richieste di un cambiamento nelle politiche di asilo a livello comunitario. L’incontro ha quindi evidenziato una convergenza tra i partiti tradizionali di diverse etichette politiche, rivelando un contesto non più caratterizzato da singole soluzioni nazionali, ma da strategie collaborative.

Accordi bilaterali e problemi di attuazione

Durante le trattative, è emerso anche un forte supporto all’accordo tra Italia e Albania riguardo alle migrazioni, sostenuto dal Partito Popolare Europeo. Tuttavia, vi sono state voci di scetticismo da parte di alcuni leader europei riguardo l’efficacia di tali misure. Il primo ministro belga, Alexander De Croo, ha messo in discussione il reale potenziale di questa intesa, sottolineando che “strategie come quelle attuate con Egitto, Mauritania e Tunisia potrebbero dimostrarsi più efficaci nel lungo periodo.”

Inoltre, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso preoccupazioni circa l’opportunità di stabilire hub migratori, considerandoli un’opzione impraticabile per un Paese come la Germania. Nonostante ciò, una fonte UE ha confermato che il consenso per le conclusioni sul tema migratorio è stato ampio, a testimonianza di un cambiamento nel discorso politico, inevitabilmente influenzato dalla crisi ucraina e dalle crescenti pressioni migratorie.

L’impatto delle crisi geopolitiche sulle politiche europee

Il summit ha infine esplorato le diversità di situazioni tra Stati membri, evidenziando come queste influenzino le politiche nazionali. Il presidente lituano Gitanas Nauseda ha ricordato come il suo Paese stia affrontando problemi legati all’immigrazione indotta dalla Bielorussia, sottolineando la necessità di adattamenti nel quadro normativo dell’Unione. Questi eventi dimostrano come la geopolitica e le relazioni internazionali giochino un ruolo cruciale nel definire le strategie migratorie europee.

Le conclusioni del Consiglio europeo invitano a una maggiore cooperazione tra gli Stati membri e i Paesi di origine e transito, richiamando l’attenzione sulla necessità di un approccio rinnovato in grado di assicurare il controllo efficace delle frontiere esterne e gestire in modo sia sostenibile che umano i flussi migratori in arrivo. Il dibattito è destinato a continuare, arricchendosi di ulteriori voci e posizioni, ma chiaro è che il panorama politico migratorio europeo è ormai entrato in una nuova era di incertezze e sfide.

Ultimo aggiornamento il 18 Ottobre 2024 da Sofia Greco

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