Tensioni al Grande Oriente d’Italia: il fallito tentativo di elezione di Leo Taroni

Tensioni crescenti al Grande Oriente d’Italia, con divisioni interne e intimidazioni che complicano il processo elettorale, mentre la Commissione elettorale fatica a trovare un accordo tra le fazioni.
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Tensioni al Grande Oriente d'Italia: il fallito tentativo di elezione di Leo Taroni - Gaeta.it

Il clima al Grande Oriente d’Italia è teso, segnato da episodi di intimidazione e disordini interni. In questo contesto, il tentativo della Commissione elettorale nazionale di adempiere all’ordinanza del giudice Maurizio Manzi si è concluso senza successo, aggiungendo ulteriore confusione al già complicato processo elettorale. Anziché richiamare solidarietà e coesione, la situazione ha evidenziato divisioni profonde all’interno dell’organizzazione massonica.

il contesto della contesa

Il 31 ottobre, il giudice Maurizio Manzi ha sospeso l’efficacia degli atti che avevano portato alla proclamazione di Seminario come vincitore delle elezioni del 3 marzo. La decisione rappresenta un punto critico nel conflitto interno al GOI, con il giudice che ha sottolineato l’esistenza di gravi motivi che giustificherebbero la revoca provvisoria delle delibere. Il testo dell’ordinanza evidenziava la necessità di garantire un processo elettorale valido, evidenziando che i profili di illegittimità dei precedenti atti dovevano esser considerati con la massima attenzione. Questo richiamo al rispetto delle procedure ha sollevato interrogativi sulla legittimità e sulla trasparenza dell’intero processo, che già mostrava segni di fragilità.

Le tensioni hanno radici profonde, alimentate da divergenze tra le diverse fazioni all’interno del GOI. L’assenza di chiarezza sulle regole da seguire e le divergenze di opinione su chi dovesse assumere la guida dell’organizzazione hanno reso il contesto ancora più difficile. Il fatto che le minacce di morte rivolte a Leo Taroni non abbiano suscitato una solidarietà chiara da parte dei suoi oppositori riflette un quadro di ostilità e divisione che sembra ben radicato.

l’esito della convocazione della Commissione elettorale

La convocazione della Commissione elettorale, gestita da Ruggero Stincardini, ha visto una partecipazione ridotta, con la presenza di soli due membri su un totale di quindici. Questo incontro, avvenuto il 9 novembre presso Villa Il Vascello, sede del GOI, è stato caratterizzato da tensioni palpabili. L’affluenza inadeguata ha costretto i presenti a registrare un verbale che dichiarava la riunione “deserta per mancanza di quorum”. La situazione ha messo in evidenza le difficoltà nel trovare un accordo tra le diverse anime del GOI, ciascuna con i propri interessi e priorità.

La Costituzione e il regolamento del GOI non stabiliscono espressamente un numero minimo di partecipanti per validare le decisioni, ma Stincardini ha scelto di applicare come riferimento il quorum previsto dalla Gran Loggia. Tale scelta ha complicato ulteriormente il processo, poiché richiedeva che metà più uno dei membri fosse presente e accordo. Anche se presiedere a una riunione con solamente due partecipanti per eleggere Taroni sarebbe stato possibile, la tensione reciproca ha impedito qualsiasi progresso. I membri si sono trovati di fronte a una situazione delicata e hanno quindi preferito non forzare una decisione che avrebbe potuto scatenare reazioni negative.

le implicazioni per il futuro del Goi

L’incapacità di raggiungere un accordo all’interno della Commissione elettorale nazionale ha sollevato interrogativi pesanti sul futuro del Grande Oriente d’Italia. Le divisioni interne sembrano non destinarsi a risolversi nel breve termine, e i segnali di instabilità continuano a emergere. La frattura che caratterizza l’organizzazione potrebbe avere ripercussioni significative sulle sue funzioni, sul suo operato e sulla sua immagine pubblica.

Un’eventuale elezione di Taroni, favorevole a una parte ma avversata da un’altra, rischierebbe di aumentare ulteriormente le tensioni e di acutizzare il clima di conflitto che già persiste. Il GOI, storicamente impegnato in una ricerca di armonia e fraternità, si trova ora a un bivio critico: riuscirà a trovare un accordo interno e a ripristinare la coesione, oppure si dirigerà verso una sempre maggiore polarizzazione? Saranno i prossimi sviluppi a chiarire le direzioni che l’organizzazione prenderà e le scelte che i membri saranno costretti a fare per mantenere un equilibrio, già precario, tra le varie fazioni.

Ultimo aggiornamento il 9 Novembre 2024 da Marco Mintillo

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