Timori al Pentagono per un possibile secondo mandato di Trump: rischi per l’esercito e la democrazia

Il ritorno di Donald Trump alla presidenza solleva preoccupazioni nel Pentagono riguardo a un possibile governo autoritario e all’erosione della neutralità e professionalità dell’esercito americano.
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Timori al Pentagono per un possibile secondo mandato di Trump: rischi per l'esercito e la democrazia - Gaeta.it

L’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti nel 2024 ha sollevato preoccupazioni significative tra i funzionari del Pentagono. Le aspettative di una gestione autoritaria e di una modifica delle dinamiche civili-militari pongono questioni serie sulla stabilità e il futuro dell’istituzione militare americana. Diverse figure militari e politiche hanno espresso riserve riguardo a come Trump potrebbe guidare il Paese, con implicazioni dirette su una possibile erosione della professionalità e della neutralità dell’esercito.

Le gravi preoccupazioni del Pentagono

Dopo la vittoria schiacciante di Trump, il Pentagono teme che la leadership del tycoon possa portare a “grandi sconvolgimenti”. In particolare, ci sono segnali di allerta riguardo a uno stile di governo che potrebbe sfociare in una “deriva autoritaria”. Funzionari militari temono che Trump possa continuare a perseguire l’idea di schierare l’esercito a livello nazionale, minacciando la sua neutralità tradizionale. Il Washington Post ha riportato le parole di Richard Kohn, storico militare di rilievo, il quale avverte che la professionalità dell’esercito potrebbe essere compromessa, riducendo il rispetto e la fiducia dei cittadini americani verso le forze armate.

Secondo Kohn, “Trump non comprende veramente il valore dei rapporti civili-militari”. Questa affermazione evidenzia una percezione diffusa che il presidente eletto possa tentare di trasformare un’istituzione apartitica in una forza direttamente leale a lui. Una delle portavoce di Trump, Karoline Leavitt, ha dichiarato che il voto del martedì rappresenta un mandato per attuare le promesse di campagna. Sembrano quindi inevitabili una serie di interrogativi su cosa significhi questo “mandato” per il futuro della democrazia americana.

L’eredità di un presidente controverso

Le preoccupazioni si intensificano in considerazione delle esperienze vissute durante il primo mandato di Trump. Ex funzionari come il segretario alla Difesa Mark T. Esper e il generale in pensione Mark A. Milley hanno lottato per contrastare impulsi percepiti come potenzialmente dannosi per le istituzioni americane. Durante la presidenza di Trump, ci sono stati diversi episodi in cui il presidente ha ignorato le convenzioni stabilite e ha mostrato tendenze a centralizzare il potere.

Jim Mattis, ex segretario alla Difesa, ha dipinto Trump come un leader che non cerca di unire il popolo americano, un tratto preoccupante in un contesto già caratterizzato da una forte polarizzazione politica. Trump ha incrementato il budget della Difesa, chiesto ai partner di aumentare le spese in ambito militare, e ha ridotto le restrizioni operative, scatenando comunque forti divisioni interne. La sua gestione impulsiva ha creato un forte disorientamento all’interno del Dipartimento della Difesa, un aspetto che potrebbe ripetersi nella sua seconda presidenza.

Le possibili ripercussioni sull’uso dell’esercito

Le preoccupazioni relative all’uso dell’esercito per reprimere il dissenso sono state espresse da esperti come Rachel VanLandingham. Essa sottolinea che gli ordini presidenziali sono interpretati come legittimi, creando un potenziale clima di paura tra i militari. Il rischio di ricevere ordini che scavalchino le norme costituzionali diventa maggiormente reale in un contesto in cui il presidente potrebbe tentare di utilizzare l’esercito in situazioni politicamente sensibili.

Peter Feaver, professore alla Duke University, mette in evidenza come la priorità del personale militare potrebbe essere quella di sostenere il nuovo presidente, influenzando le loro decisioni d’azione. Gli esperti suggeriscono che i militari dovrebbero gradualmente avvisare la leadership sugli effetti delle decisioni politiche, sottolineando l’importanza di mantenere la linea tra dovere professionale e lealtà politica.

La posizione del nuovo segretario alla difesa

Recentemente, Lloyd Austin, segretario della Difesa, ha cercato di tranquillizzare il personale militare dichiarando che l’esercito garantirà una transizione “calma, ordinata e professionale” verso la nuova administration Trump. Ha sottolineato che, come sempre, l’esercito statunitense resterà impegnato a seguire le legittime direttive dei propri superiori civili e continuare a difendere la Costituzione.

Austin ha rimarcato che non si tratta di un esercito qualsiasi, ma di quello degli Stati Uniti, incaricato di proteggere non solo il Paese, ma anche i diritti di tutti i cittadini. Queste parole mirano a mantenere alta la distinzione tra mandati politici e il ruolo dell’esercito, un tema cruciale in vista delle sfide future che potrebbero sorgere durante una presidenza Trump.

Ultimo aggiornamento il 9 Novembre 2024 da Marco Mintillo

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