Un episodio tragico ha scosso l’area di San Sebastiano al Vesuvio, dove il giovane calciatore Santo Romano è stato ucciso. La madre, Mena De Mare, condivide il suo dolore e la sua lotta per la giustizia in un’intervista toccante. Il caso ha suscitato grande interesse per le dinamiche che lo circondano e le implicazioni legali che coinvolgono il minorenne responsabile dell’omicidio.
La vita di Mena De Mare dopo la perdita del figlio
Mena De Mare vive un dolore inimmaginabile dopo la morte di Santo, un calciatore che prometteva di realizzare i suoi sogni. La madre racconta come le sue giornate siano segnate dalla visita al cimitero, tra casa e un divano che ormai è diventato il suo rifugio. Il ricordo del figlio è presente in ogni istante della sua vita, una presenza che continua a mancare profondamente. La quotidianità di Mena è ora segnata da una profonda solitudine e da un senso di vuoto incolmabile.
Mena ricorda con affetto come ha cresciuto i suoi due figli maschi, cercando di inculcare in loro valori e principi solidi in un contesto sociale difficile. La premura della madre è stata quella di farli crescere con un obiettivo, affiancandoli in ogni passo. È evidente quanto lei creda fermamente nell’importanza di avere amicizie positive e passioni salutari, elementi che ha sempre cercato di promuovere. La morte di Santo ha stoppato bruscamente il suo percorso e ha cambiato per sempre il cuore di Mena. Il suo modo di onorare la memoria del figlio consiste nel giocare con un pallone nella cappella, creando un legame magico che trascende la vita stessa.
Le speranze di giustizia di Mena De Mare
Il dolore di Mena è palpabile, e con esso cresce il desiderio di giustizia. La madre è preoccupata per il futuro giudiziario dell’assassino di Santo, un giovane di soli 17 anni. Il legale del minorenne ha già iniziato a presentare argomentazioni che mirano a ridurre la pena, sostenendo che il ragazzo, due anni fa, era parzialmente capace di intendere e volere. Mena non risparmia critiche a questo approccio, affermando che l’atto compiuto dal giovane deve essere considerato per la gravità che merita.
Il sentimento di giustizia di Mena pare inconciliabile con l’idea di una condanna lievemente severa. Esprime la sua profonda amarezza nel pensare che, mentre Santo non tornerà mai più, chi ha commesso l’omicidio potrebbe beneficiare di pene miti. “È necessario pagare per ciò che è stato fatto”, afferma Mena con determinazione. La sua richiesta è chiara: una condanna adeguata e severa, perché la vita del suo ragazzo non può essere restituita da una pena calcolata in anni.
Riflessioni sull’educazione giovanile e la violenza
Mena De Mare non si ferma solo alla richiesta di giustizia, ma si pone anche delle domande sul futuro delle nuove generazioni. La madre riflette su come i ragazzi debbano essere seguiti, anche nel passaggio all’età adulta, per evitare che possano trovarsi coinvolti in dinamiche pericolose. La questione della violenza giovanile, specialmente legata all’uso di armi e droga, la preoccupa profondamente.
Sottolinea che i giovani non possono essere lasciati a loro stessi. La responsabilità educativa è cruciale per evitare che episodi tragici come quello vissuto dalla sua famiglia si ripetano. Mena parla con il cuore di una mamma che ha visto il suo mondo crollare, auspicando che le istituzioni e la società possano impegnarsi sentitamente per cambiare il futuro dei ragazzi.
Mena De Mare continua a combattere ogni giorno, non solo per mantenere viva la memoria di Santo, ma anche per creare un dialogo su temi importanti che riguardano il benessere e la sicurezza dei giovani. La forza che mostra nel ricordo e nella richiesta di giustizia è un messaggio potente in un contesto sociale in cui la violenza sembra avere la meglio. Le parole di Mena rappresentano non solo il grido di una madre colpita dalla tragedia, ma anche un richiamo alla responsabilità collettiva.
Ultimo aggiornamento il 18 Novembre 2024 da Laura Rossi