Nella serata del 17 ottobre, un drammatico incidente si è verificato nel comprensorio Smat, in corso Unità d’Italia, alle porte di Torino. La neve alta e il gelo hanno creato una cornice inquietante per un evento che ha segnato profondamente la comunità e la famiglia di Fatmir Isufi, un operaio di cinquantuno anni. Originario di Scutari, Albania, e residente da anni in Brianza, Isufi stava lavorando a un progetto cruciale per garantire l’approvvigionamento idrico nel comune di Val Salice.
Chi era Fatmir Isufi
Fatmir Isufi era un professionista del settore edile, con un’esperienza consolidata nelle operazioni di pre-consolidamento del terreno. Impiegato dalla ditta bresciana Palingeo, era noto per la sua dedizione al lavoro e la sua voglia di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita della sua comunità. La sua presenza in cantiere era non solo una questione lavorativa, ma anche un modo per condividere il lavoro con il figlio, che si era unito a lui nella speranza di imparare e trascorrere del tempo con il padre.
Quel 17 ottobre, la routine di lavoro sembrava seguire il suo corso, con la squadra impegnata in operazioni quotidiane. Le preparazioni per realizzare una vasca di pompaggio andavano avanti e tutti speravano di concludere la giornata senza intoppi. Ma un imprevisto ha stravolto tutto, trasformando un normale fine serata in un evento tra i più tragici.
L’incidente fatale
Intorno alle 20:30, mentre gli operai completavano le operazioni, una gru mobile, parte del macchinario utilizzato per l’estrazione di attrezzi dal terreno, ha subìto un ribaltamento. Fatmir, trovandosi nel punto sbagliato al momento sbagliato, è stato travolto dalla struttura. I compagni di lavoro hanno immediatamente compreso la gravità della situazione e le grida di allerta hanno risuonato nel freddo della notte.
Alcuni operai si sono precipitato verso la guardiola per allertare i soccorsi, mentre i presenti cercavano di fare il possibile nel tentativo di aiutarlo. I vigili del fuoco, giunti sul posto in tempi rapidi, hanno purtroppo constatato che per Fatmir non c’era più nulla da fare. La tragedia ha colpito non solo i colleghi, ma anche suo figlio, che è stato testimone di un evento straziante e traumatizzante. La sua giovane vita è stata segnata da un’esperienza inimmaginabile, costringendolo a fuggire d’urgenza all’ospedale Molinette.
La scena del dramma e le indagini
Il cantiere, un luogo che di giorno vibrava di attività e speranza, si è trasformato in un palcoscenico di dolore quella notte. Gli agenti dei carabinieri e operatori dello Spresal hanno lavorato a lungo per comprendere le cause di questo tragico accaduto. Ogni dettaglio veniva analizzato nel tentativo di ricostruire la sequenza degli eventi che avevano portato a una perdita così prematura e ingiusta.
Mentre gli agenti eseguivano i rilievi, la comunità locale si interrogava sulla sicurezza e sulle condizioni di lavoro nei cantieri. La domanda che affligge molti è: quante vite devono essere spezzate prima di attuare reali cambiamenti? I lavoratori del settore sono sempre più consapevoli dei rischi che corrono quotidianamente e la vicenda di Fatmir Isufi rende ancor più urgenti i dibattiti sulla protezione e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Un futuro da costruire senza di lui
La tragica storia di Fatmir Isufi rappresenta non solo la vita di un uomo che lavorava per migliorare il futuro della sua famiglia, ma anche una riflessione più ampia sui rischi professionali a cui sono sottoposti molti lavoratori. Sognava una vita migliore e un ambiente sicuro per il suo bambino. Ma un attimo è bastato a frantumare tutto.
Mentre la nebbia inizia a diradarsi, restano solo il silenzio e i ricordi di una vita spezzata. Fatmir Isufi non è più qui a raccontare la sua storia. E il vuoto lasciato sarà profondamente avvertito, non solo dal figlio, ma da tutti coloro che lo hanno conosciuto e rispettato nella sua comunità. La sua tragedia non può e non deve essere dimenticata.
Ultimo aggiornamento il 19 Novembre 2024 da Armando Proietti