Un’indagine tra cronaca e cultura: il libro di Massimiliano Filiberti infiamma il dibattito su carabinieri e magistratura

Il libro “Toghe e feluche” di Massimiliano Filiberti denuncia le inefficienze della magistratura e la burocrazia nelle forze dell’ordine, offrendo uno spaccato delle sfide quotidiane nella lotta contro il crimine.
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Il libro “Toghe e feluche” di Massimiliano Filiberti sta creando un vero e proprio terremoto nel mondo della giustizia e delle forze dell’ordine. L’autore, un maresciallo in pensione che ha passato decenni al servizio dell’Arma, offre una narrazione avvincente delle sue esperienze a Rozzano e Milano, puntando il dito contro le inefficienze della magistratura e la burocrazia all’interno delle forze armate. Questo testo, che oscillano fra l’emozione e la denuncia, ha catturato l’attenzione dei lettori e sollevato polemiche, soprattutto tra i carabinieri.

Un racconto di passione e dedizione

Massimiliano Filiberti, noto con il soprannome “Chimico“, è un investigatore d’altri tempi. La sua carriera si è snodata tra le strade di Milano e Rozzano, dove ha lavorato instancabilmente per combattere la malavita. Bastano poche pagine del suo libro per comprendere la profonda dedizione che ha sempre riservato al suo lavoro. Filiberti non si limita a descrivere semplicemente le operazioni e i successi, ma entra nel merito delle sue interazioni con gli ufficiali, raccontando storie di camaraderie, rispetto, ma anche di frustrazione.

Nel libro, Filiberti ricorda gli insegnamenti ricevuti da figure mitiche della polizia e i valori che hanno guidato la sua carriera. Queste esperienze lo hanno forgiato come un professionista capace di risolvere situazioni complesse e pericolose, come il caso di rapinatori esperti e temuti. La sua scrittura trasmette un senso di nostalgia per un passato in cui l’Arma sembrava avere una connessione più autentica con il territorio e la sicurezza pubblica.

Le critiche all’inefficienza della magistratura

Uno dei punti più controversi del libro riguarda la critica aperta alla magistratura. Filiberti non esita a evidenziare le deficienze di alcuni magistrati, in particolare quelli che, a suo avviso, mostrano disinteresse verso i rapporti delle forze dell’ordine. Le sue osservazioni rivelano un sistema in cui le mancanze burocratiche e le inadempienze possono avere conseguenze gravi sul campo. Questo livello di denuncia ha destato un certo malcontento tra coloro che sentono di essere stigmatizzati e che potrebbero vedere messa in discussione la loro professionalità.

I racconti di Filiberti, accompagnati da episodi personali, rivelano anche l’esasperazione per mancanze burocratiche, come la mancanza di tempistiche nei procedimenti o la superficialità con cui vengono trattati i rapporti cruciali. In un particolare aneddoto, l’autore racconta di essere stato costretto ad attendere in condizioni scomode mentre un magistrato era impegnato in un aperitivo. La frustrazione di Filiberti è palese, e il suo desiderio di un cambio sistemico nella magistratura brilla chiaramente.

Le sfide nella lotta contro il crimine

La narrazione di “Toghe e feluche” è costellata di episodi che rivelano le sfide quotidiane affrontate dagli agenti dell’ordine. Filiberti evoca una serie di personaggi, da boss della droga a criminali spietati, per illustrare la varietà di situazioni che i carabinieri devono affrontare nel loro lavoro. Con grande attenzione ai dettagli, narra di operazioni di sorveglianza, infiltrazioni e persino delle complessità etiche legate alla lotta contro la criminalità organizzata.

Uno degli aspetti più affascinanti del libro è proprio questo: Filiberti riesce a far emergere l’umanità dietro la divisa, descrivendo i dilemmi morali e le scelte difficili che si presentano nel corso delle indagini. La sua figura emerge forte e chiara, ritratto di un professionista che, pur consapevole dei rischi, è mosso da un ardente senso del dovere.

Un futuro incerto per l’Arma dei carabinieri

Il libro di Massimiliano Filiberti non è solo un racconto di esperienze, ma una riflessione sul futuro dell’Arma dei carabinieri. Con l’espressione di un rinnovato senso di delusione, l’autore parla di una “mutazione genetica” all’interno dell’organizzazione, dove l’ascendente è occorso più per meri motivi burocratici che per meriti effettivi sul campo. La professione sta affrontando un cambiamento in cui la tradizione e l’approccio operativo risultano minacciati da interessi di carriera.

La storia di questo maresciallo offre uno spaccato chiaro e diretto su un aspetto spesso ignorato della giustizia italiana. Senza giri di parole, Filiberti chiama in causa le responsabilità e l’importanza di un rinnovamento che possa riportare l’Arma a essere simbolo di giustizia e sicurezza per i cittadini. La sua voce risuona come un appello, una rara opportunità di comprendere le vite di coloro che dedicano tutto alla lotta contro il crimine, spesso in un contesto difficile e inflazionato da interessi esterni.

Ultimo aggiornamento il 11 Ottobre 2024 da Marco Mintillo

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