Violenze e intimidazioni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: testimonianza choc di un ex detenuto

Un ex detenuto denuncia gravi violenze e intimidazioni subite nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, indicando la responsabilità di un agente e rivelando una preoccupante realtà carceraria.
Violenze E Intimidazioni Nel C Violenze E Intimidazioni Nel C
Violenze e intimidazioni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: testimonianza choc di un ex detenuto - (Credit: www.ansa.it)

Un’importante udienza del processo per i pestaggi avvenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, ha rivelato accuse gravi e intimidazioni subite da un ex detenuto, Vincenzo Matrone. Durante la testimonianza, Matrone ha descritto in modo dettagliato le violenze a cui è stato sottoposto e ha indicato la responsabilità di un agente in particolare, Pasquale Trispellino. La situazione che emerge dalle dichiarazioni di Matrone evidenzia una realtà carceraria preoccupante, in cui le violenze e le pressioni psicologiche sembrano sempre più diffuse.

Accuse di violenza e intimidazione

Nel corso della sua testimonianza, Matrone ha raccontato un episodio che evidenzia l’atmosfera di paura e intimidazione all’interno della struttura penitenziaria. Secondo quanto riportato, Trispellino avrebbe cercato di convincere Matrone a non testimoniare contro di lui. L’ex detenuto ha dichiarato: “Quell’agente mi disse di essere a disposizione per il bagnoschiuma, la carta igienica, la schiuma da barba. Io gli dissi che avrei fatto come diceva lui, ma solo per paura.” Questo scambio mette in luce l’abuso di potere da parte del personale penitenziario e la fragilità della posizione dei detenuti, costretti a subire pressioni per evitare ulteriori violenze.

Matrone ha anche distinto un altro episodio risalente al 15 settembre 2021, in cui ha sentito il bisogno di denunciare le pressioni subite, redigendo una richiesta di audizione al pubblico ministero, grazie all’assistenza del compagno di cella. Questa azione dimostra il coraggio di alcuni detenuti nel cercare giustizia, nonostante le conseguenze potenziali delle loro dichiarazioni.

Il racconto dei pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020

Il racconto di Matrone continua con dettagli agghiaccianti sui pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020. L’ex detenuto ha descritto di essere stato prelevato nella propria cella da un gruppo di circa dieci agenti, dotati di caschi e manganelli. Ha raccontato di come, mentre veniva condotto tramite un corridoio di agenti, veniva colpito ripetutamente. Una testimonianza che inquadra non solo un episodio isolato, ma una pratica sistematica di violenza tra le mura del carcere.

In un momento di evidente emotività, Matrone ha ricordato di essere stato anche manganellato alle gambe da un’agente donna bionda. Questi atti di violenza non solo hanno inflitto danni fisici al detenuto, ma hanno anche generato un clima di permanente paura e ansia all’interno dell’istituto penitenziario.

La questione della barba bruciata e le condizioni inumane

Un altro episodio inquietante riguarda il trattamento subito da Matrone, che ha rivelato di essere stato costretto a subire la bruciatura della barba. Inizialmente datato al 6 aprile 2020, Matrone ha successivamente corretto la sua dichiarazione, posizionando l’evento al 7 aprile. Ha raccontato di come alcuni agenti siano entrati nella sua cella per fare leva su di lui riguardo ad alcune confezioni di acqua, accendendo la barba con un accendino. La brutalità della scena è aggravata dalla successiva costrizione a tagliare la barba con un rasoio elettrico e una lametta, senza l’utilizzo di schiuma da barba.

Questa testimonianza porta alla luce non solo l’abuso fisico ma anche le condizioni disumane in cui i detenuti si trovano a vivere. Matrone ha spiegato come, per paura di ulteriori violenze, non abbia denunciato immediatamente gli episodi, attestando la gravità della situazione all’interno del carcere.

Il ruolo degli agenti e il riconoscimento dei colpevoli

Durante il processo, Matrone ha avuto l’opportunità di riconoscere in foto alcuni agenti coinvolti nei pestaggi, inclusi Pasquale Colucci, il funzionario di polizia penitenziaria di grado elevato. La testimonianza di Matrone è stata accolta con un certo scetticismo, poiché nel precedente riconoscimento durante le indagini, non aveva identificato Colucci. Questa contraddizione solleva interrogativi sulla trasparenza del processo di identificazione degli agenti e sull’effettiva responsabilità di questi nella perpetrazione delle violenze.

L’intervento del difensore di Colucci, Carlo De Benedictis, ha messo in rilievo che nelle immagini, Colucci appare in divisa, mentre le accuse di Matrone sembrano essersi ampliate nel contesto del processo. La dinamica evidenziata nelle udienze mette in discussione non solo le singole responsabilità, ma il sistema complessivo di gestione degli agenti nelle carceri italiane.

Attraverso questa testimonianza, emergono dettagli inquietanti su una vicenda che non solo ferisce individualmente le vittime, ma mina anche la fiducia nella giustizia e nei meccanismi di controllo all’interno delle istituzioni penitenziarie.

Ultimo aggiornamento il 21 Ottobre 2024 da Elisabetta Cina

Add a comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Gestione cookie